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Scoperta l’armatura di un legionario romano a Teutoburgo (Il Fatto Storico)

  • di Grazia Pattumelli
  • 9 Ott 2020 alle 17.58

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Il destino del legionario

La lorica segmentata è una tipologia di corazza i cui primi esemplari risalgono all’epoca di Augusto, e l’esemplare più antico era stato trovato proprio a Kalkriese. Dato il suo valore, è curioso che i guerrieri germanici non l’avessero saccheggiata. La spiegazione del direttore del Museo di Kalkriese, Stefan Burmeister, è che il soldato sarebbe sopravissuto alla battaglia ma venne sacrificato dopo: «Forse si tratta di [un’uccisione rituale]. In questo caso, toccare il corpo e l’armatura sarebbe stato un tabù. L’armatura non è solo un ritrovamento archeologico unico, ma è anche parte di una scena tragica. Per la prima volta a Kalkriese assistiamo al destino di un individuo che mostra il lato terribile della guerra». Vicino alle spalle del soldato c’era ancora l’asse di ferro che veniva utilizzato per bloccare collo e polsi, principalmente per legare i prigionieri di guerra il cui destino era la schiavitù.

La disfatta

Il soldato romano faceva parte di una delle tre legioni spazzate via dalle tribù germaniche nella battaglia della foresta di Teutoburgo nel 9 d.C. Quasi 15.000 soldati romani furono massacrati, è considerata una delle grandi sconfitte militari nella storia dell’Impero romano. Mentre viaggiavano attraverso la fitta foresta verso un forte dove passare l’inverno, le legioni guidate dal generale Publio Quintilio Varo furono prese in un’imboscata tesa da Arminio, condottiero della tribù Cherusci. Le legioni furono annientate, Varo finì per suicidarsi, e l’imperatore Augusto, avvilito, avrebbe pronunciato la famosa frase “Varo rendimi le mie legioni” (Vare, redde mihi legiones meas!).

Storia della scoperta

L’armatura era stata rinvenuta nel 2018 durante alcuni scavi in collaborazione con l’Università di Osnabrück. All’epoca sapevano solo che c’era un grosso oggetto metallico, dunque avevano estratto l’intero blocco di terra e l’avevano inviato all’aeroporto di Münster Osnabrück, il cui scanner però era troppo poco potente per vederne l’interno. Gli archeologi si sono rivolti presso l’Istituto Fraunhofer per i circuiti integrati (IIS) che utilizza un sistema di tomografia computerizzata all’avanguardia nel mondo, chiamato XXL-CT. «I nostri sistemi CT aprono possibilità completamente nuove. Possiamo rendere visibile l’invisibile. Questo è un passo importante verso la registrazione virtuale di oggetti storicamente significativi in ​​collezioni e musei», spiega la ricercatrice dell’istituto, Katrin Zerbe.

Prossimi passi

Gli archeologi stanno ancora scavando l’armatura nel blocco di terra. Finora sono state recuperate e restaurate le piastre più in alto, ma la parte che copriva la pancia verrà svelata nei prossimi mesi. «Nonostante le pessime condizioni di conservazione dovute al suolo acido e sabbioso di Kalkriese, l’armatura è relativamente ben conservata. Sono ben visibili le cerniere, le fibbie e gli accessori in bronzo. E abbiamo anche componenti organici, come gli avanzi di cuoio», afferma Rebekka Kuiter, restauratrice presso il Museo di Kalkriese. L’armatura dovrebbe essere composta da una trentina di piastre, quindi ne mancherebbero ancora quattro o cinque. Il Museo di Kalkriese ha pubblicato un filmato sulla scoperta, e per il 2023 prevede una mostra speciale per l’armatura.

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